© foto di Giovanni Zati/Appennino Slow
Se seguissimo il corso del fiume Reno al contrario, dalla foce fino alla sorgente, ci ritroveremo in un susseguirsi di paesaggi che cambiano d’improvviso, man mano che ci avviciniamo alle ripide dorsali dell’Appennino tra Bologna e Pistoia.
Tra i fitti boschi che ricoprono i versanti montuosi con le forme contorte dei castagneti secolari, delle buie abetaie e dei grandi faggi che si spingono fino ai crinali, troviamo piccoli borghi in pietra lontani dal turismo di massa, che custodiscono gelosamente il respiro antico di questi monti.
L’elenco sarebbe davvero lungo; questa volta abbiamo deciso di selezionarne cinque da scoprire in un fine settimana.
Lustrola
Non potevamo non cominciare con il borgo millenario, tra i più antichi di tutta la valle del Reno. Lustrola è un piccolo borgo medievale che sorge a 750 metri sul livello del mare, sulla strada provinciale diretta a Granaglione e immerso nei castagneti a mezza costa. L’abitato risale al 1021, anno in cui abbiamo la prima notizia certa.
È composto da una serie di case in pietra nell’inconfondibile stile architettonico delle case appenniniche; tra le sue vite ritroviamo la bellissima Chiesa di San Lorenzo.
Il piccolo sagrato d’erba è un bellissimo balcone panoramico sul versante opposto, che come un’immenso muraglione di monti e boschi si allunga verso l’orizzonte pistoiese.
Attraversata da una sola strada, la via Mezzola, Lustrola ospita un tempo un’antico castello di Matilde di Canossa, oggi distrutto. La vocazione abitativa e militare rimane comunque ben presente nelle architettura del borgo, in edifici come la torre Zanini.
Da Lustrola si può partire per scoprire i numerosi sentieri del territorio, avventurandosi verso il Sasso della Corona, o verso la Croce del Cigno (monte di Granaglione), da cui si può ammirare una delle viste più belle di tutta la vallata.
Biagioni
Sulle sponde del Reno troviamo il piccolo abitato quattrocentesco di Biagioni, diviso proprio dal fiume e dal ponte di origine romanica, dal paese toscano di Lagacci.
Un tempo zona di confine tra stato Pontificio e Granducato di Toscana, a Biagioni troviamo ancora un edificio indicato come sede dell’antica Dogana. Sempre vicino al ponte troviamo la casa chiamata “maremmana”, perché veniva usato come punto di sosta per ferrare i cavalli, di ristoro per i pastori e i boscaioli che proseguivano poi verso la Maremma per la transumanza.
Nella piazza antistante la Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, sorge un monumento che ricorda la strage nazi-fascista compiuta il 4 luglio 1944 sul sagrato della Chiesa.
Casa Chierici di Biagioni
Risalendo la montagna troviamo il piccolo borgo di Casa Chierici, immerso nell’incanto dei boschi dell’Appennino. Appoggiato sul versante, il borgo è perfettamente conservato, mantenendo l’aspetto storico delle case in pietra e dei tetti composti da lastre di pietra.
Dalla piccola piazzetta si può raggiungere la vicina Casa Trogoni, o verso i ruderi di Case Banditelli; testimoni loro malgrado di un tempo lontano.
Poggio dei Boschi
Con molta probabilità borgata originaria della nobile famiglia Taruffi, il Poggio sorge a 900 metri sull’altura che divide il Rio Muraglio dal fosso delle Altede. Le case costruite una vicinissima all’altra, donano al paese un’atmosfera di solidarietà e unione tra i pochissimi abitanti.
Nel punto più alto sorge l’Oratorio di San Michele Arcangelo, costruito nel 1702 e nel 1818 fu eretto a cura sussidiale della Parrocchia dei Boschi.
Il Poggio è attraversato da una strada lastricata che lo collega alle sottostanti Calnecchia e Noci; a monte a Casa Giobbe e a Casa Burchio. Insieme agli altri piccoli centri come Nibbio, Poggio dei Boschi era considerato “il quarto”, dei cinque quartieri che compongono i nuclei dei Boschi.
Data la posizione in altitudine, il borgo del Poggio gode di una vista privilegiata sulle alture che a semicerchio chiudono la vista: dal monte Lucci, al monte Cocomero fino all’Orsigna.
Tresana
Cambiamo valle e ci spostiamo più in là, oltre il crinale di Monte Cavallo, fino al Rio Baricello, dove troviamo il piccolo borgo di Tresana.
L’abitato è immerso nella selva di castagneti secolari finemente curati, che riempiono di un fascino davvero fiabesco tutto il nucleo di case in pietra in sasso squadrato, i tetti tutti a lastre di pietra.
Sorge a 930 metri alle falde del Monte Tresca da cui forse deriva il nome attuale. Fu probabilmente fondata da Francesco Degli Antoni, nel 1501 attorno ad una fonte che ancora oggi dà un’acqua limpida e fresca.
Da Tresana si può raggiungere il Mulino di Tognarino dove un tempo si macinavano le castagne provenienti dai vari essiccatoi della zona. Dal Mulino di Tognarino parte la cosiddetta via dei mulini. Bellissima in ogni stagione, Tresana rivive in estate grazie agli abitanti in villeggiatura, che abbelliscono con le tipiche ortensie le varie abitazioni.