© Foto Stefano Semenzato
DESCRIZIONE
Siamo nella parte più a monte della valle del Randaragna che finisce a ridosso del Monte Orsigna. Visitiamo Casa Calistri, Casa Lazzaroni, Casa Begorri, Casa Maremmani, Casa Pacchioni, Casa Poggioli, Casa Moschini. Siamo tra gli 800 e i 1100 metri sul livello del mare circondati da boschi di castagni, faggi e abeti. Ci si può arrivare salendo da Granaglione o nel caso scendendo dal rifugio di Monte Cavallo. L’itinerario merita alcune ore, se possibile l’intera giornata.
Raggiungendo i vari borghi, alcuni dei quali su strade sterrate ed alcuni raggiungibili solo a piedi, si nota la tensione tra l’abbandono e lo spopolamento, con molte case chiuse ormai da anni e i tentativi di recupero con case riutilizzate, almeno per i mesi estivi. Ci si imbatte anche in antichi ruderi di casoni, mulini ed essiccatoi o come a casa Pacchioni nei ruderi di un vecchio borgo. Il borgo di Casa Pacchioni risulta anche essere il primo insediamento umano dell’ intero comune di Granaglione.
Il centro più grosso – si fa per dire – è quello di Casa Calistri sulla cui piazza di si affaccia la chiesa di San Pellegrino fatta edificare alla fine del Seicento dalla famiglia Calistri come indicato su una iscrizione in pietra cementata nel muro.
Chiudiamo il percorso a Casa Moschini presso il B&B “La Presa” che nel suo sito racconta molte delle bellezze della Valle del Randaragna. Valle indipendente, valle chiusa, valle che sopperiva ai suoi bisogni. Gli abitanti per anni ed anni avevano contato esclusivamente sulle loro capacità e non essendoci strade a valle i contatti con altre popolazioni erano rari e sporadici, per di più la neve rimaneva per mesi e la gente non si spostava vivendo così in un ambiente chiuso e poco incline ai contatti esterni. In questo contesto gli abitanti avevano sviluppato capacità diverse secondo i bisogni rendendosi autosufficienti.