© Video Carlo Degl’ Innocenti
LETTERAPPENNINICA 2017: “IL CERCHIO”
Rassegna letteraria nei borghi dell’ Appennino Tosco-Emiliano
Quando proposi questo tema non sapevo bene nemmeno io come spiegarlo.
Ho pensato al cerchio come circonferenza, come un limite che racchiude, che pone un confine fisico tra dentro e “fuori”, collegando questo concetto agli alberi.
Tiziano Fratus
Come viaggio circolare, come quelle acque sotterranee o di superficie, come espressione di forza materna della Terra che tiene, fa nascere, crescere, elevare e poi far morire e quindi riprodursi in una ciclicità continua.
Mariano Dolfi e Simona Baldanzi
Ho pensato al cerchio come un cammino ciclico e ripetitivo di un’umanità che rotola nei solchi delle generazioni, come un punto di ripartenza ciclica e non come termine interrotto che un cerchio in quanto tale non ha.
Mario Ferraguti
Ho pensato al cerchio come pulsione verso la compiutezza, come un bisogno che ognuno di noi ha di dare una forma e senso alla vita.
Samuela Pierucci
Come forma dei cinque cerchi olimpici, come assenza di spigoli, armonia estetica, come posizione funzionale per sfidare la gravità e la resistenza all’ aria.
Zeno Colò
Ho pensato al cerchio come certi tavoli di osterie, quelli dove si snodano le discussioni del dopo Vajont.
Compagnia Bei Meno e Maurizio Ferrari
Leggendo Franco Arminio ho pensato al cerchio come ambito gravitazionale di un centro: quello di una visione della montagna come protagonista da contrapporre a una concezione metropolicentrica che vede la montagna come un luogo diverso ed estraneo, una periferia “alta” e lontana. Il cerchio è anche uno stato di animo. Lo scrittore, quando scrive, è in una bolla di sapone, è “dentro” e “fuori” dal mondo e su carta riversa le proprie fantasie, energie e da qui tira via da se stesso un qualcosa che può diventare libro.
Cristiana Astori
E come non pensare, poi, al cerchio come simbolo di un abbraccio.
Federico Pagliai