Elettronica analogica dall’iperspazio. L’oggetto misterioso torna a manifestarsi, venite a intercettarlo prima che torni in immersione…
Così lunga la storia, così rare le occasioni per vederla dispiegarsi. Le radici affondano negli anni novanta del Link in via Fioravanti, come pure del muro di suono edificato nei Votiva Lux (probabilmente il solo gruppo shoegaze italiano capace di correre coi grandi); primo live nel 2003, da allora gli avvistamenti sono rari e lontani uno dall’altro. Quando accade, cruciali. Vale la pena attendere quando il risultato è quello che prende forma di volta in volta qui: cosmiche jam a perdifiato nel nome dell’improvvisazione selvaggia, la strumentazione utilizzata, un arsenale da rendere il ponte di comando dell’Enterprise un giocattolo per pivelli. Una vertigine di pulsanti luminosi, manopole, bottoni; vederlo accendersi, prendere vita, è gioia per gli occhi. Come sanno far cantare le macchine, poi, pura estasi per il corpo (e la mente, anche). Hardware è la chiave per raccontare questa inafferrabile creatura, straniera tra stranieri in un territorio battuto da sempre meno eroi dell’analogico; ne dovesse rimanere soltanto uno, Verotika è il nome.
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